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La prima cosa che salta agli occhi leggendo la vergognosa bozza del PRIMO AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI AZIONE NAZIONALE PER L’USO SOSTENIBILE DEI PRODOTTI FITOSANITARI pubblicata il 31 luglio 2019, è la completa assenza dei dati inerenti il IL FALLIMENTO DEL PRECEDENTE PAN ancora in vigore
IL PAN DOVEVA INNANZI TUTTO RIDURRE L’USO DEI PRINCIPI ATTIVI NON AMMESSI IN AGRICOLTURA BIOLOGICA, LA CUI VENDITA INVECE di DIMINUIRE (come stava succedendo prima che si introducesse il PAN) è AUMENTATA, dai 27 milioni di kg del 2013 ai 30 milioni di kg del 2017 doveva RILASCIARE ABILITAZIONI ALLA VENDITA ED ALL’UTILIZAZIONE DEI PRODOTTI FITOSANITARI A TUTTE LE AZIENDE che usano pesticidi tra le 1.620.884 aziende agricole rilevate in Italia dall’ultimo censimento del 2010, mentre le abilitazioni sono una infima percentuale anche perchè i pesticidi per confezioni fino ad 1 kg. si continuano a vendere con semplici scontrini
AVENDO OBBLIGATO TUTTE le aziende agricole a controllare le proprie attrezzature per l'applicazione dei prodotti fitosanitari ha ottenuto alla fine del 2017 solo 158.000 abilitazioni pari al 38% di quanto previsto
Di fatto il PAN nel 2012 inventando il termine “difesa integrata volontaria” ha sdoganato la già esitente “agricoltura integrata” che, con i suoi disciplinari nazionali e regionali, altro non è che la pubblicizzazione (un vero e propri Catalogo aggiornato ogni anno) di tutti i principi attivi prodotti dall’industria farmaceutica per l’agricoltura industriale basata su squilibranti concimazioni chimiche e pericolosi trattamenti tossici
La bozza appena pubblicata del PAN che si vuole peggiorare, ha UNA PREMESSA INSULSA in cui non si cita nessun dato, ma solo 14 prorità DI NESSUNISSIMO VALORE sia per l’agricoltura italiana che per la salute e per l’ambiente minacciati da troppi decenni
Anche se il punto A.5.5 viene ingannevolmente intitolato“Misure per la riduzione dell’uso o dei rischi derivanti dall’impiego dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili” si rimanda alle decisioni che le Regioni possono eventualmente attuare e si concedono comunque per I trattamenti tossici, 5 ridicoli metri di distanza dalle aree frequentate, anche per l’uso di 21 pericolose sostanze attive CANDIDATE ALLA SOSTITUZIONE come il famigerato Dimetoato!
Se un comitato tecnico scientifico scelto nel 2012 in base all’accanimento con cui ogni singolo funzionario (tranne pochi dipendenti del CREA) si è da sempre scagliato contro l’agricoltura biologica e a difesa dei peggiori pesticidi, poteva inventarsi qualcosa di peggio di questo PAN Italiano, lo avrebbero sicuramente nominato, ma…. peggio di così si muore
I nostri referenti probabilmente dovremo cercarli in Europa, denunciando senza esitazione il tragico imbroglio che vogliono rifilarci per altri 5 anni, coordinandoci per contestare punto per punto quanto presentato nella bozza ed elaborando da subito una strategia coordinata, TUTTA DA METTERE IN CAMPO. (Mario Apicella)
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“Mentre dalle più importanti istituzioni internazionali, compreso il mondo medico (Lancet Commission – Food in the Antrophocene), si leva con forza la richiesta di un rapido cambiamento sia del modello alimentare che di quello agricolo l’insabbiamento del PAN è inconcepibile”.
Ad affermarlo è Patrizia Gentilini, medico e rappresentante di Isde, l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, intervenuta alla conferenza stampa “Per un PAN a tutela di cittadini, agricoltori e territorio” che si è svolta oggi alla Camera dei Deputati.
“Il modello agricolo industriale in atto è la prima causa di pressione sul pianeta – continua Gentilini – mette a rischio interi ecosistemi e contribuisce in modo determinante al riscaldamento globale. L’esposizione residenziale a pesticidi è un indiscutibile fattore di rischio specie per la salute infantile e dove è maggiore l’intensità dei trattamenti maggiore il rischio nell’infanzia di nati pretermine, malformazioni, perdita di Quoziente Intellettivo, autismo e tumori – aggiunge – ma invece di andare verso un uso più sostenibile dei fitofarmaci (come previsto dalla Direttiva Europea 128-2009 CE) si è passati per i pesticidi non ammessi nel biologico da 27.000 ton (soli principi attivi) nel 2013 a 30.000 ton nel 2017 (ultimo dato disponibile). Addirittura la regione Toscana ha consentito l’uso, grazie all’ambigua dizione della “Difesa Integrata Volontaria” e al Piano Utilizzo Fitosanitari e Fitofarmaci ( PUFF) di oltre 150 pesticidi (fra cui 4 vietati da Ministero della Salute) nelle aree di salvaguardia circostanti i pozzi di prelievo di acqua destinata al consumo umano da falde profonde. Tali aree viceversa sono tutelate dal Testo Unico Ambientale e dalle Direttive Europee che impongono di istituire “aree di salvaguardia per le acque superficiali e sotterranee nelle quali sia vietato applicare o stoccare pesticidi”. Come Isde – conclude – chiediamo che i Ministeri della Salute e dell’Ambiente intervengano presso la Regione per modificare il PUFF e che in tutto il territorio nazionale nelle aree di salvaguardia venga vietato l’utilizzo di pesticidi, consentendo tutt’al più le sole pratiche dell’agricoltura biologica o biodinamica”.
Per scaricare le dichiarazioni di tutti i partecipanti alla conferenza stampa clicca QUA
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MARCIA STOP PESTICIDI al fianco dei Genitori di Premaor.
Abbattere un bosco oggi, con un Pianeta che si avvia al punto di non ritorno del riscaldamento globale, è provocare un danno ecologico, se non proprio un misfatto. Abbatterlo per “fabbricare” vigneti industriali significa provocarne due! Al danno climatico si aggiungono i danni alla salute e all'ambiente provocati dai trattamenti con pesticidi.
Per esprimere lo sconforto e la protesta per l'abbattimento di un bosco a Premaor, un gruppo di genitori residenti ha indetto un PRESIDIO per GIOVEDI 1 agosto alle ore 19 in via Rive a PREMAOR in Comune di Miane (TV)
Il Comitato Marcia Stop Pesticidi fa appello a tutti i cittadini, e a tutto il movimento che si batte per un'agricoltura ecologica senza pesticidi di sintesi a partecipare con le proprie bandiere e con i propri striscioni.
Partecipiamo uniti per esprimere ai residenti la solidarietà e il sostegno popolare che sono indispensabili perchè nessuna famiglia si senta mai più sola e abbandonata e per ribadire le tre azioni politiche vitali che chiediamo alla Regione Veneto e al Governo:
- BLOCCARE l'espansione dei vigneti e l'abbattimento dei boschi
- PROTEGGERE le popolazioni e tutte le aree sensibili
- RICONVERTIRE biologicamente tutte le produzioni agricole
Andiamo avanti ! Per il bando dei pesticidi in Europa entro il 2035. Per una nuova agricoltura ecologica che rispetti la biodiversità e la salute umana.
Comitato Marcia Stop Pesticidi. 31/07/2019
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Siamo un gruppo di genitori di Premaor , una piccola frazione del comune di Miane (TV). Da cinquant’anni dietro alle nostre case prosperava un bosco vivo, popoloso, ricchissimo di uccelli e di animali selvatici. Si tratta di una collina facente parte dell’area Unesco, zona sottoposta a vincolo idrogeologico. Dal 23/07/2019 è in corso un taglio radicale di tutta la vegetazione per far posto ad un vigneto di circa 8.000 mq. Da quel giorno la nostra vita è cambiata. Il terreno su cui sorgerà il vigneto si trova in prossimità delle nostre quattro case a schiera, tutte abitate da giovani coppie con figli piccoli di età inferiore ai dieci anni. Le case hanno uno spazio esterno scoperto, di circa quattro metri più basso rispetto alla collina, di conseguenza, durante i trattamenti, verrebbe invasa dalla deriva dei pesticidi, e diverrebbe inutilizzabile nel periodo da aprile a settembre. Il disboscamento ed il lavoro di terrazzamento che seguirà a costruzione del futuro impianto, causeranno un significativo peggioramento della qualità della nostra vita ed una svalutazione dei nostri immobili.
Giovedì 01/08/2019 alle ore 19.00 ci ritroveremo in Via Rive a Premaor-Miane per manifestare contro l’abbattimento di questo bosco e la nascita dell’ennesimo vigneto a ridosso di abitazioni. Chiediamo a tutti i cittadini di partecipare per dare un segno concreto di solidarietà, di vicinanza e di sostegno.
Gruppo Genitori di Premaor 30/07/2019
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Che le Colline del Prosecco formino un bel paesaggio è fuori discussione. Che il Pentagono d’oro del Cartizze, o Rolle, località cui era molto legato Andrea Zanzotto, o la chiesetta di San Lorenzo, che ha fatto da sfondo ad alcune scene del film “Finché c’e Prosecco c’è speranza” siano luoghi incantevoli è altrettanto evidente.
Quello che stona è il carico “antropologico”, “naturalistico” ed “etnografico” che ne è stato fatto da parte dei promotori e che mostra tutti gli equivoci di tale operazione di “marketing territoriale”, confermata anche dalle prime uscite di Zaia. Secondo lo statuto Unesco sono patrimonio dell’Umanità: “opere dell’uomo o opere coniugate dell’uomo e della natura come anche le zone di valore universale eccezionale dall’aspetto storico ed estetico, etnologico o antropologico”. Sempre secondo Unesco: “la loro protezione può contribuire alle tecniche moderne di “uso sostenibile” del territorio e al mantenimento della diversità biologica”. Il dubbio, che certificare la bellezza del paesaggio sia stato il “mezzo” con cui certificare anche aspetti culturali, etnografici e antropologici “inesistenti”, lo hanno continuato a coltivare solo i comitati e i cittadini che da anni si battono contro una “monocoltura” intensiva ed “industrializzata”. Nonostante i “disboscamenti” e la scomparsa di “prati stabili” e di “altre colture”, nonostante la “presenza di impianti industriali visivamente dannosi” (è una delle prescrizioni Unesco) e, altra prescrizione Unesco, il carente “stato di conservazione degli edifici” dei borghi (il cui abbandono è stato attenuato dai migranti degli anni 80 e 90) il paesaggio delle colline del Prosecco potrebbe ambire ad essere patrimonio “materiale” dell’Umanità, inteso come cartolina, come iconografia ed estetica del paesaggio. Il passaggio “artificioso” e “forzato” dei promotori riguarda il racconto che fanno “dell’immaterialità di tale patrimonio”: lo spirito contadino intergenerazionale, le piccole aziende a conduzione familiare, la diversità colturale, la convivenza ecosistemica con il bosco e i prati stabili, tutti elementi il cui “valore sociale e culturale” può essere considerato un “patrimonio dell’Umanità” e per questo trasmissibile al mondo per la sua “universalità”. Infatti, nelle colline del Prosecco sono “marginali” le piccole aziende agricole di 5/6 ettari che di padre in figlio si tramandano tradizioni e modalità di conduzione agricola e che accanto al vigneto mantengono seminativi, bosco e prati stabili, sopraffatte da una viticoltura industrializzata che si avvale di imprese di “movimento terra” con “ruspe” e “scavatori” e la collaborazione di braccianti dei paesi dell’Est e che punta sempre a maggiori obiettivi di produzione che per essere raggiunti necessitano di tanti trattamenti alle viti con “prodotti chimici di sintesi”.
Il cittadino-elettore-consumatore
Unesco è un carrozzone che sta perdendo “credibilità”, soprattutto nella “gestione” e “controllo” dei requisiti dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità (Venezia e le Olimpiadi sulle Dolomiti ne sono un altro esempio). L’Unesco si regge sui finanziamenti degli Stati e la maggior parte delle risorse serve a finanziare funzionari, impiegati e uffici (tra l’altro l’Italia è il primo paese come contributore volontario extra-bilancio). Mi chiedo se queste “etichette” - Patrimonio dell’Umanità, Borghi più belli d’Italia, Bandiere Blu , Bandiere Arancione – che possono avere un notevole risvolto “economico” ed “ecologico” hanno ancora un senso in un paese come il nostro, attraversato da una rete di relazioni sotterranea fatta di “connivenze di poteri”, “convivenze fra interessi”, “contiguità politiche e clientelari”, e dove spesso mancano requisiti “democratici” quali: trasparenza, consultazioni popolari sull’uso dell’ambiente e sul rispetto della nostra Costituzione, indipendenza e separazione dei ruoli, ecc.
Zaia ha dedicato la vittoria (su chi?) agli “agricoltori eroi”. Ma vorrei capire: sono eroi i viticoltori che hanno ricevuto dal 2011 al 2017 (Fonte Avepa: Area DOC e DOCG) 83 milioni e 400.000 euro di incentivi regionali o i contribuenti veneti con la loro Addizionale Regionale in busta paga? Sono eroi le imprese di movimento terra che impiantano un “vigneto chiavi in mano” e i braccianti dei paesi dell’Est o gli allevatori che non possono pagare la terra del Prosecco 30 euro al m2 per far pascolare o falciare il fieno per le loro mucche? Sono eroi i componenti dello staff che hanno confezionato questa lunga e sofferta candidatura o i contribuenti Veneti che hanno finanziato il procedimento della candidatura con quasi un milione di euro?
Alcuni seraficamente, dopo essere rimasti in superficie nella valutazione di questa operazione di “marketing territoriale”, cercano di presentare l’evento come un’opportunità per il futuro, salvo poi mostrare indifferenza verso la “devastazione in atto” nella nostra Regione, suggellata da una legislazione regionale che non argina i pessimi indicatori ambientali, livelli di inquinamento delle acque(pfas), dell’aria e il consumo di suolo, solo per citarne alcuni. Come può trasformarsi la certificazione Unesco in “opportunità” per la salvaguardia dell’ambiente delle colline se la legge regionale sul consumo di suolo, oltre a prevedere il consumo di 400 ettari all’anno da qui al 2050, contiene 15 deroghe e il recente “Piano Casa a tempo indeterminato” ne introduce di ulteriori? In questo contesto normativo (manca solo l’Autonomia per recitare il “de profundis ambientale” del Veneto) per migliorare la ricettività, la mobilità o gli aspetti infrastrutturali cosa accadrà alle nostre colline? La certificazione Unesco sarà un’opportunità o una maledizione? Verranno restaurati gli edifici vecchi e cadenti dei borghi senza consumare altro suolo? Si fermerà l’espansione dei vigneti e i trattamenti con prodotti chimici di sintesi? Si faranno parcheggi o si investirà nel trasporto pubblico locale o in navette elettriche per portare i turisti all’Osteria senza Oste o a percorrere l’anello del Prosecco? Intanto Zaia, il cui marchio di fabbrica politico e amministrativo è la “deroga”, ai possibili investitori ne promette di nuove: si potrà, in deroga alla legge per il governo del territorio, adibire a strutture ricettive le “casere”, costruzioni destinate alla conduzione dei fondi agricoli. Ma caro Zaia, per aumentare la ricettività turistica non c’e bisogno di urbanizzare e antropizzare le colline patrimonio dell’Umanità, basta ristrutturare le migliaia di immobili vetusti dei borghi in stato di “abbandono” e “spopolamento” (mitigati dai migranti e dai loro figli) che compongono l’area del Prosecco. Chissà se i sostenitori della corrente di pensiero sull’opportunità della certificazione Unesco hanno trovato il tempo di leggere la “legge ossimoro sul suolo”, o quella sul “Piano Casa a tempo indeterminato” che grazie ai “crediti edilizi” consentirà di “raddoppiare” i volumi e le superfici su terreno libero. Ma forse a costoro e a tanti Veneti basta l’annuncio o i titoli che compaiono sui tanti media allineati allo Zaia-pensiero per sentirsi rassicurati, attratti da una narrazione superficiale (a spanne), populista, predatoria, economicistica, rispetto ad una “realtà ambientale” con parametri ed indicatori ecologici gravemente e “diffusamente negativi”. La vicenda delle colline del Prosecco, inoltre, ci dimostra una volta di più come tutta la politica sia lontana dal percepire e far percepire ai cittadini la priorità della lotta ai cambiamenti climatici e alla mitigazione dei loro effetti disastrosi sempre più evidenti. E da domani tutti a parlare di partiti, autonomia, dialetto, olimpiadi, migranti, sicurezza, sperando che dal cielo non arrivi l’ennesimo segnale di una apocalisse tanto annunciata quanto rimossa.
Schiavon Dante, un angelo del suolo
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