Notiziario Stop Pesticidi
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Dichiarazione di fine visita del Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulle implicazioni per i diritti umani della gestione e dello smaltimento ecocompatibile di sostanze e rifiuti pericolosi, Marcos A. Orellana, a conclusione della visita condotta in Italia dal 30 novembre al 13 dicembre 2021.
13 Dicembre 2021
Vorrei esprimere la mia sincera gratitudine al governo italiano per l'invito e per l'eccellente cooperazione e gli sforzi profusi nel garantire che questa visita potesse apportare tutte le informazioni possibili. Sono molto grato per le discussioni franche e costruttive avute con i funzionari del governo nazionale e delle amministrazioni regionali.
Ho avuto il privilegio di incontrare il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani, il Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, i funzionari del Ministero per la Transizione Ecologica, del Ministero della Salute, del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, del Ministero dello Sviluppo Economico, della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati e del Comando dei Carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica.
Ho avuto anche l'onore di parlare con i rappresentanti delle Regioni Veneto, Campania e Puglia, così come con i rappresentanti locali responsabili della gestione dei rifiuti del Comune di Roma.
Ho apprezzato l'opportunità di visitare Porto Marghera a Venezia, la zona rossa contaminata da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in Veneto, il quartiere Tamburi vicino all'impianto ILVA a Taranto, l'area conosciuta come Terra del Fuochi in Campania, e l’impianto di termovalorizzazione di San Vittore, nel Lazio. Sono grato ai membri della comunità, ai funzionari, ai dottori e agli avvocati presso questi siti per le informazioni fornite.
Sono anche molto grato per gli scambi avuti con i rappresentanti della vibrante ed attiva società civile italiana.
Al termine della mia visita, ho il piacere di condividere le mie osservazioni preliminari. Un rapporto finale sulle questioni e sulle tematiche discusse durante la mia visita sarà presentato alla 51a sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel settembre 2022.
Introduzione
Accolgo con favore l’adozione della legge 22 maggio 2015, n.68 che ha introdotto nel codice penale italiano i reati contro l'ambiente, compresi i reati di inquinamento e disastro ambientale. Prima della legge del 2015, la legislazione penale italiana considerava i reati ambientali come reati minori. Di conseguenza, i rischi limitati e la possiblità di alti profitti hanno favorito, fra le altre, l'attività criminale, alimentando lo scarico illegale e l'incenerimento di rifiuti pericolosi. La legge del 2015 non solo ha introdotto nuovi reati ambientali, ma ha anche migliorato la gamma di strumenti disponibili per combatterli, tra cui l’estensione dei termini di prescrizione (prescrizione), la detenzione preventiva e le intercettazioni. Grazie a questi cambiamenti é stato possibile indagare e perseguire in maniera efficace gli impianti altamente inquinanti e le Ecomafie.
All'inizio di quest'anno, sono state approvate modifiche legislative che prevedono che i crimini ambientali siano processati con procedure accelerate. Se è vero che processi più agili e veloci sono obiettivi degni di nota, mi preoccupano i tempi di prescrizione più brevi per i crimini ambientali, poiché la loro complessità richiede spesso un tempo considerevole per completare le indagini in maniera adeguata. Temo che l'applicazione di tempi di prescrizione accelerati possa portare all'impunità per i crimini ambientali.
Accolgo con favore il fatto che l'Italia possa contare su una forza di sicurezza specializzata per indagare i crimini ambientali: il Comando dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente e la Transizione Ecologica. Incoraggio le autorità italiane a condividere questa esperienza e la competenza dei Carabinieri nella loro lotta contro i crimini ambientali, promuovendo iniziative di cooperazione internazionale.
L'Italia ha dimostrato una forte leadership in materia ambientale, come quando nel 1992 è diventata pioniere nella proibizione dell'amianto. In questo contesto, invito l'Italia a ratificare la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti e ad intraprendere un'azione decisiva per risolvere il problema legato alla contaminazione da PFAS.
La mia visita si è concentrata su tre questioni chiave: i siti contaminati, la gestione dei rifiuti ed i pesticidi.
Siti contaminati
I siti contaminati pongono problemi molto seri in materia di diritti umani, data l'esposizione a sostanze pericolose delle comunità che vivono nelle loro vicinanze. I siti contaminati non sono solo un problema legato allo sviluppo industriale passato, poiché alcune attività ed operazioni svolte ancora oggi generano una grave contaminazione tossica e portano ad un numero crescente di casi di malattie e di morti fra la popolazione.
Accolgo con favore l'istituzione e l'importante lavoro che sta svolgendo lo Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, conosciuto anche come il progetto SENTIERI. Il progetto analizza il profilo sanitario delle popolazioni che risiedono nei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN). Il progetto attenziona i gruppi vulnerabili, offre consigli sulla salute pubblica, e sta includendo elementi di giustizia ambientale nella sua attuale iterazione.
Il progetto SENTIERI ha rilevato un eccesso di mesotelioma maligno, di cancro al polmone, al colon e allo stomaco, e di malattie respiratorie non maligne nelle popolazioni residenti nei SIN. L’eccessiva incidenza del cancro ha colpito soprattutto le persone che vivono nelle vicinanze degli impianti chimici e petrolchimici, delle raffinerie di petrolio e di luoghi dove rifiuti pericolosi sono stati scaricati. Invito l'Italia a garantire un finanziamento regolare ed adeguato per la continuazione del programma e ad intraprendere azioni efficaci in risposta alle scoperte effettuate.
Porto Marghera
Sono preoccupato per la situazione di Porto Marghera. Si tratta di un enorme complesso industriale che per decenni ha trascurato la protezione ambientale ed ha rilasciato rifiuti contaminanti pericolosi. È essenziale che il governo regionale monitori lo stato di salute dei residenti nella zona intorno a Porto Marghera, e prenda in considerazione le informazioni che riceve in merito all’eccesso di mortalità, ai tumori ed alle malattie cardio-circolatorie che potrebbero essere legate agli alti livelli di inquinamento.
Prendo anche nota dei cambiamenti positivi come la trasformazione delle industrie inquinanti, tra cui la centrale elettrica a carbone e l'impianto petrolchimico. Accolgo anche con favore i primi provvedimenti che sono stati presi per la bonifica di alcune aree del sito. In ogni caso, a causa della gravità e dell'estensione dell'inquinamento, il piano di bonifica deve essere attuato con urgenza ed in maniera efficace su tutto il sito contaminato.
Veneto
Sono seriamente preoccupato dall'entità dell'inquinamento da PFAS (anche noti come prodotti chimici eterni perché persistono e non si degradano nell'ambiente) in alcune aree della regione Veneto. Più di 300.000 persone nella regione sono state colpite dalla contaminazione dell’acqua da PFAS, compresa l'acqua potabile. I residenti della zona hanno sofferto gravi problemi di salute, come infertilità, aborti e diverse forme di tumori, tra gli altri.
La dimensione umana del problema ci è stata presentata da una delle madri che abbiamo incontrato durante la visita: "Potete immaginare cosa significa per una madre rendersi conto di aver avvelenato i propri figli attraverso il latte materno?”.
Per diversi decenni, l'azienda chimica Miteni ha prodotto PFAS a Trissino (Vicenza) e ha rilasciato i suoi rifiuti senza controllo, inquinando le acque superficiali e sotterranee e la catena alimentare, colpendo zone di Verona, Vicenza e Padova. Mentre i responsabili dell'azienda sembravano essere consapevoli dello scarico di rifiuti e dell'inquinamento conseguente, tuttavia non hanno offerto adeguate misure di protezione ai lavoratori, né hanno divulgato informazioni sulla gravità dell'inquinamento da PFAS.
Nel 2013, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha informato le autorità regionali della presenza degli inquinanti PFAS. Le autorità regionali del Veneto hanno intrapreso una serie di azioni, come l'installazione di filtri a carbone per purificare l'acqua potabile nelle aree più inquinate e la segnalazione del caso alla procura. Nel tempo, altre misure hanno incluso la revisione delle autorizzazioni delle aziende che usano PFAS per stabilire i limiti di scarico dei PFAS, oltre che investire in un sistema di opere pubbliche per portare acqua non inquinata nella zona.
Tuttavia, le autorità non hanno informato i residenti delle aree colpite né hanno dato informazioni sull'inquinamento da PFAS e sui rischi sulla salute della popolazione. Alcuni residenti sono venuti a conoscenza del problema della contaminazione tossica nel 2016-2017, quando la regione ha avviato un piano di sorveglianza sanitaria per la popolazione esposta ai PFAS nella critica zona rossa.
Le autorità regionali stanno anche monitorando la situazione sanitaria di alcuni abitanti e di alcuni prodotti alimentari in relazione all'inquinamento da PFAS. Tuttavia, questo monitoraggio è limitato alla zona più inquinata, il che solleva serie preoccupazioni per coloro che vivono nelle altre zone colpite circa il livello di inquinamento da PFAS nei loro organismi e la sicurezza dei prodotti alimentari che consumano.
Prendo atto che il Tribunale di Vicenza ha avviato un procedimento penale per reati ambientali a carico di 15 imputati coinvolti nelle operazioni della Miteni, e intendo seguirlo da vicino. Prendo anche atto che diverse parti civili si sono costituite nel procedimento. Nell’ipotesi in cui il tribunale dovesse dichiarare la responsabilità civile degli imputati, confido che l'Italia possa cooperare con quelle giurisdizioni in cui gli imputati hanno dei beni, al fine di rimediare alla decisione del Tribunale, assicurare il risarcimento alle vittime e soddisfare il principio "chi inquina paga".
Sottolineo che l'inquinamento da PFAS non si limita però all'attività dell'impianto Miteni. Esso risulta altresi’ dall’attività di piccole e medie imprese all'interno e all'esterno della regione che utilizzano i PFAS nei loro processi produttivi e scaricano acque contaminate, tra cui per esempio l'industria tessile e del cuoio.
Inoltre, vorrei evidenziare che l'inquinamento legato ai PFAS non si limita al Veneto. Tra le altre aree interessate, la contaminazione da PFAS è preoccupante lungo il principale bacino italiano, la valle del Po. Sono particolarmente preoccupato per la produzione di PFAS da parte della società Solvay, attualmente in corso a Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, in Piemonte. Questa operazione potrebbe creare un disastro ambientale simile a quello sofferto dalle comunità colpite in Veneto.
Prendo atto della mancanza di regolamentazione dei PFAS a livello nazionale. Invito l'Italia ad adottare le misure necessarie per la restrizione dell'uso di queste sostanze a livello nazionale, e ad esercitare la sua leadership a livello regionale, mentre l'Unione Europea si prepara ad affrontare le gravi minacce per la salute e l'ambiente poste dai PFAS.
Terra dei Fuochi
La Terra dei Fuochi nella regione campana colpisce 3 milioni di persone in un territorio che comprende circa 500 siti contaminati sparsi su 90 comuni (tra il nord-ovest di Caserta e il nord-est di Napoli). Il nome Terra dei Fuochi si riferisce allo scarico, all'interramento e all'incenerimento illegale di rifiuti industriali alla fine degli anni '90 e 2000.
Una parte dei rifiuti è stata trasportata in Campania dalle aree industrializzate del nord Italia dalle cosiddette ecomafie. Un'altra parte dei rifiuti è stata prodotta dalle industrie regionali locali.
In passato, il rischio legato all’esercizio di queste attività illegali era considerato relativamente basso, poiché tali condotte costituivano reati minori, puniti con pene piu’ miti. Diverse industrie e società del paese si erano affidate a queste reti criminali al fine di ridurre il costo dello smaltimento dei rifiuti prodotti.
Lo scarico e la combustione illegale di rifiuti pericolosi ha generato livelli molto alti di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo in alcune zone. A seguito di un’analisi condotta dalle autorità su 400 ettari di terreno, sul 12% delle terre analizzate l'agricoltura è stata totalmente vietata e su un altro 20% parzialmente vietata. Tuttavia, l’entità del problema non è ancora del tutto nota. Gli studi documentano un aumento della morbidità e della mortalità nelle persone che vivono nelle zone inquinate, oltre che una loro maggiore vulnerabilità al Covid-19. Nonostante le mie richieste, le autorità sanitarie regionali non hanno fornito dati dettagliati che potessero confutare questi risultati.
Il governo italiano ha adottato diverse iniziative in risposta al problema della contaminazione, tra cui misure legislative entrate in vigore nel 2014 e destinate a regolamentare la caratterizzazione e la bonifica dei siti contaminati. Tuttavia, mancano le risorse sufficienti per l'effettiva attuazione della legge. Le attività di bonifica non sono ancora state realizzate ed è necessario un maggiore sostegno da parte del governo centrale.
La combustione dei rifiuti continua ancora nella regione Campania, anche se a livelli inferiori rispetto ai primi anni 2000. Secondo le informazioni ricevute, i rifiuti vengono bruciati in discariche a cielo aperto anche in altre regioni del paese.
Ilva Taranto
Lo stabilimento Ilva in Puglia è il più grande impianto siderurgico d'Europa. Per 60 anni ha emesso polveri sottili, diossine cancerogene e altre sostanze pericolose che hanno causato un livello di inquinamento intollerabile. I rapporti medici affermano che l'inquinamento ha causato un'incidenza di cancro, malattie respiratorie, così come malattie cardiovascolari e neurologiche nei lavoratori dell'azienda e nei residenti della città di Taranto.
I quartieri di Tamburi e Borgo sono i più vicini all'acciaieria e sono stati particolarmente colpiti. In questi due quartieri, le scuole chiudono nei giorni quando la qualità dell'aria é scarsa. Studi dell'Istituto Superiore di Sanità hanno documentato una riduzione del quoziente intellettivo nei bambini. Altri studi hanno documentato casi di autismo ed il deterioramento dello sviluppo neuronale. Inoltre, i residenti hanno visto crollare il valore economico delle loro proprietà immobiliari a causa dell'inquinamento dovuto all'impianto.
Sono anche preoccupato per i livelli allarmanti di emissioni di Co2 dell'impianto Ilva. È classificato come il primo emettitore di Co2 in Italia. L'impianto dovrebbe smettere di bruciare carbone per la produzione di elettricità.
Prendo anche atto che alcune attività di bonifica e monitoraggio sono state portate avanti dalle autorità regionali, come la rimozione del terriccio nei parchi giochi delle scuole di Tamburi e il monitoraggio dell'inquinamento dell'aria.
Sono state emesse sentenze giudiziarie a livello nazionale ed europeo in merito all’inquinamento causato dall'Ilva. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Cordella e altri contro l'Italia ha osservato che la contaminazione ambientale mette in pericolo la salute dei residenti e ha concluso che l'Italia non ha garantito l’adozione di tutte le misure necessarie per proteggerli efficacemente. Nel maggio di quest'anno, gli ex proprietari ed amministratori dell'Ilva sono stati condannati a 22 e 20 anni di reclusione per l’inquinamento ambientale causato dall'Ilva con conseguenze mortali. Altri 24 ex dirigenti e politici locali sono stati condannati a pene detentive.
Prendo atto che il governo ha adottato diversi decreti legislativi noti come "Salva-Ilva". In particolare, il decreto legislativo n. 98 del 09 giugno 2016 (il 7° decreto di una serie) prevede l'immunità penale e amministrativa del futuro acquirente dell'impianto. Questa concessione di immunità crea una percezione di impunità a vantaggio di potenti interessi economici, ed è inoltre incompatibile con il principio di uguaglianza.
Secondo le informazioni ricevute, l'impianto e il suo processo produttivo sono obsoleti. L'ARPA Puglia ha concluso che le future attività previste per l'impianto avrebbero un impatto inaccettabile sulla salute umana e sull'ambiente. Questa conclusione ha preso in considerazione gli standard nazionali esistenti sull'inquinamento atmosferico, che sono ancora meno protettivi di quelli raccomandati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le autorità regionali pugliesi sono dell'opinione che la regione non ha l’autorità di definire standard più severi. Tuttavia, questo punto di vista non è coerente con le opinioni e le pratiche delle autorità regionali del Veneto e del Lazio, per esempio. Questa questione ha grandi implicazioni per la capacità dei residenti di Taranto di godere dei loro diritti alla vita, alla salute e a un ambiente sano, e dovrebbe essere chiarita.
Adesso che lo Stato è diventato uno dei comproprietari dello stabilimento, dovrebbe accelerare la bonifica dei siti contaminati, così come la trasformazione dell'Ilva in modo che la contaminazione dello stabilimento cessi di mettere in pericolo la salute umana e l'ambiente. Il Ministero della Transizione Ecologica non dovrebbe ignorare le conclusioni dell'ARPA Puglia. Il governo dovrebbe garantire che qualsiasi attività dell'Ilva, e qualsiasi nuova autorizzazione, rispetti i livelli di qualità dell'aria secondo i parametri aggiornati dall'OMS (aggiornamenti che sono stati comunicati all'inizio di quest'anno).
Livorno
Come menzionato nel briefing con il governo, durante la visita ho ricevuto informazioni sull'inquinamento creato dalla società Solvay a Livorno, in Toscana. Intendo approfondire questa questione durante la preparazione del rapporto.
I pesticidi
Sono profondamente turbato dall'autorizzazione dell'Italia all'esportazione di pesticidi che non sono approvati nell'Unione Europea perché pericolosi per la salute umana e per l'ambiente. Sono incoraggiato dall'affermazione delle autorità che l'Italia non autorizzerà più tali esportazioni. Chiedo all'Italia di porre fine all'abominevole doppio standard che deriva dall'esportazione di pesticidi altamente pericolosi che sono vietati.
Sono incoraggiato dall'affermazione delle autorità che l'Italia ha rifiutato di autorizzare l'esportazione di pesticidi che sono vietati nell'Unione Europea perché pericolosi per la salute umana e per l'ambiente. Chiedo all'Italia di esercitare leadership a livello regionale per garantire un divieto a livello europeo per l'esportazione di pesticidi vietati.
Noto con preoccupazione che il Piano d’Azione Nazionale (PAN) dell’Italia per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è scaduto nel 2018, e nessun nuovo piano è stato ancora adottato. Questa situazione e questo ritardo sono incompatibili con la direttiva dell’ Unione Europea sui pesticidi, che richiede che i piani d'azione nazionali siano rivisti almeno ogni cinque anni.
In base alle informazioni ricevute, un progetto di nuovo testo del PAN è stato presentato per la consultazione pubblica nel 2019. Accolgo con favore la notizia che la bozza del nuovo piano ha l'intenzione di vietare la vendita online di pesticidi per garantire controlli più forti.
Un'altra questione fondamentale per il nuovo piano sono le dimensioni delle fasce tampone. Queste fasce non tratte sono indispensabili per proteggere le persone e le aree vulnerabili, tra cui scuole, parchi giochi e ospedali, riserve naturali e siti archeologici. Le zone tampone sono anche fondamentali per prevenire l'inquinamento delle acque di superficie e sotterranee. Chiedo all'Italia di garantire che le zone tampone siano adeguatamente dimensionate per proteggere le persone, le acque e le aree sensibili dai gravi rischi e danni legati alla dispersione dei pesticidi.
Dalle informazioni ricevute, le vendite di pesticidi in Italia sono diminuite nell'ultimo decennio.
Sono però preoccupato per l'aumento significativo del volume di pesticidi utilizzati in Veneto, in particolare nelle zone di coltivazione del vino prosecco. La zona è uno dei maggiori consumatori di pesticidi per ettaro del paese, con un equivalente di un metro cubo di pesticidi per abitante all'anno.
Sono anche preoccupato per la situazione nella zona del Trentino Alto Adige. Secondo le informazioni ricevute, é stata rilevata la presenza dei pesticidi nei parchi giochi per bambini siti in prossimità delle zone agricole.
Uno di questi pesticidi pericolosi è il Clorpirifos, un pesticida neurotossico ad impatto negativo sul neurosviluppo dei bambini. Questo pesticida pericoloso è vietato nell'Unione Europea, ma l'Italia ha chiesto una deroga per il suo uso.
Accolgo con favore l'iniziativa presa da diversi comuni italiani di aderire alla ‘Rete Europea di Città Libere dai Pesticidi’, che mira a sostituire i pesticidi con alternative sostenibili.
I rifiuti
La transizione verso un'economia circolare richiede un drastico cambiamento nella gestione dei rifiuti. Prendo atto degli importanti investimenti destinati agli impianti di raccolta e trattamento dei rifiuti , tra cui la raccolta differenziata, il riutilizzo e il recupero e la capacità di trasformazione degli scarti in energia (termovalorizzatore), che sono contemplati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tuttavia, una strategia efficace per la gestione dei rifiuti nell’ambito di un’economia circolare dovrebbe iniziare dalla riduzione dei rifiuti. Altrimenti, le soluzioni di smaltimento previste dal Piano non saranno in grado di rispondere in maniera adeguata al problema dei rifiuti, e potrebbero anche innescare conflitti con le comunità locali residenti nelle vicinanze degli impianti, nuovi o in espansione, destinati alla raccolta e al trattamento dei rifiuti.
Spedizione di rifiuti dall’Italia alla Tunisia
Prendo atto che la spedizione avvenuta lo scorso anno dall'Italia alla Tunisia di 282 container contententi rifiuti urbani, è stata considerata come illegale dal Ministero della Transizione Ecologica italiano. Secondo le informazioni ricevute, i rifiuti sono stati spediti in Tunisia senza il consenso del paese destinatario. Inoltre, la Tunisia non dispone degli impianti necessari a garantire una buona gestione dei rifiuti. Ancora, i rifiuti non sono stati caratterizzati né ispezionati prima della spedizione.
Accolgo con favore l'azione intrapresa dalle autorità della regione Campania per il rimpatrio dei rifiuti in Italia. Tuttavia, sono inorridito dall'eccessivo tempo in cui i container di rifiuti sono rimasti in Tunisia, creando cosi’ un fastidio pubblico ed emettendo un cattivo odore. Mi auguro che il processo di rimpatrio dei rifiuti dalla Tunisia all'Italia venga effettuato e concluso senza ulteriori ritardi.
Al fine di prevenire spedizioni illegali di rifiuti, prima di ogni spedizione, i rifiuti dovrebbero essere caratterizzati. Il costo di tale caratterizzazione dovrebbe essere ripartito secondo il principio "chi inquina paga".
Rifiuti di Roma
Prendo atto delle difficoltà della città di Roma a gestire in modo efficiente ed adeguato i suoi rifiuti. La città esporta addirittura i rifiuti in altre regioni d'Italia. Sebbene il Comune si stia adoperando per migliorare la gestione dei rifiuti, é indispensabili adottare politiche efficaci per ridurre i rifiuti. Inoltre, prendo atto che la regione sta progettando di aumentare i tassi di riciclaggio e di migliorare la sua capacità di gestione dei rifiuti.
Conclusione
L'Italia dovrebbe intensificare gli sforzi per rimediare agli impatti negativi sul godimento dei diritti umani dovuti a decenni di industrializzazione. Le autorità dovrebbero garantire che le industrie utilizzino tecnologie e metodi di produzione che non danneggino la salute dei residenti. Ogni persona ha il diritto di vivere in un ambiente sano e privo di sostanze e rifiuti tossici.
Fonte: OHCHR - 13.12.2021
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Egidio De Giusti ci ha lasciato martedì 7 dicembre.
Il movimento di Marcia Stop Pesticidi perde uno dei propri responsabili per il Friuli, da sempre impegnato e attivo nella difesa dell'ambiente e per una Società rinnovata nel segno dell'ecologia e della giustizia sociale.
Con Egidio abbiamo marciato assieme in questi ultimi anni per chiedere il bando dei pesticidi di sintesi, la salvaguardia degli agricoltori e di tutta la biodiversità , per la difesa dei cittadini colpiti dalle derive tossiche e per un nuova agricoltura basata sulla produzione biologica e naturale.
Per tutti noi Egidio è stato non solo un volontario della Marcia, sempre attivo e presente, ma anche un riferimento politico riconosciuto per la saggezza e la costanza con cui ha condotto l'azione culturale, sociale e politica.
Nell'esprimere alla sua Famiglia e a tutti coloro che sono stati al suo fianco le più sentite condoglianze, vogliamo anche manifestare il più profondo ringraziamento per quello che Egli ha fatto in questi anni per la nostra Comunità e per i cittadini del suo territorio.
Grazie Egidio, che la terra ti sia lieve.
il Comitato Marcia Stop Pesticidi
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In Italia, Il Piano d’Azione Nazionale per l’Uso dei Pesticidi (PAN) prevede una distanza minima di irrorazione di pesticidi dalle abitazioni e dai luoghi di utilizzo pubblico definite aree sensibili, di soli 30 metri (insieme a allevamenti di bestiame, di api, di pesci e di molluschi, terreni agricoli dove si pratichi agricoltura biologica o biodinamica, corsi d’acqua e strade aperte al traffico): troppo poco. Troppo poco per escludere l’esposizione della popolazione che vive in abitazioni limitrofe, troppo poco per escludere che pascoli, allevamenti arnie nelle vicinanze vengano interessati dalla contaminazione per il cosiddetto effetto deriva. Ce lo dice la recente pubblicazione di Générations Futures, l'associazione francese che si occupa di inquinamento ambientale e salute.
Infatti, nel loro studio i ricercatori di Générations Futures hanno dimostrato che i vetri delle finestre degli edifici che si trovavano all’interno di un raggio fra 21 e 100 metri dall’area agricola irrorata, contenevano sulla loro superficie da 1 a 8 principi attivi diversi. Ma si è anche dimostrato che aumentando la distanza oltre i 101 metri, i campioni positivi per la presenza da 1 a 6 pesticidi diversi rappresentavano il 50% di tutti i campioni esaminati. Sui 30 pesticidi presi in considerazione, 15 sono stati trovati almeno una volta (9 pesticidi, 5 erbicidi, 1 insetticida).
Il campionamento, costituito da 58 prelievi eseguiti con metodo validato e standardizzato, non rappresentano un campione sufficiente per conclusioni statisticamente significative, ma sicuramente confermano il problema dell’effetto deriva di sostanze tossiche verso la popolazione residente, con ovvie ricadute sulla popolazione più fragile, quali donne gravide, neonati, bambini, anziani con patologie croniche. Alcuni dei pesticidi ritrovati sui vetri delle finestre sono interferenti endocrini.
Questo studio avvalora e rafforza gli allarmi sull’effetto deriva già evidenziato nello studio eseguito sull’erba dei parchi giochi della Provincia di Bolzano in aree altamente coltivate a meleto, dove su 19 giardini monitorati durante 4 stagioni con diversa frequenza dell’impiego di pesticidi, tutti i campioni tranne 1 durante le 4 stagioni presentavano almeno un pesticida in autunno-inverno, e fino a 32 principi attivi diversi in primavera-estate. La maggior parte dei composti è classificata come interferente endocrino, e quindi causa effetti avversi anche a dosi bassissime. Inoltre va tenuto conto dell’effetto sinergico delle miscele di sostanze tossiche, i cui meccanismi sono ancora poco studiati.
Appare quindi urgente prendere per mano con decisione e coraggio la questione dell’agricoltura convenzionale per stabilire regole che minimizzino l’esposizione prima di tutto degli agricoltori e poi dei residenti in aree agricole e dei consumatori. Se si vuole davvero la transizione ecologica bisogna favorire il passaggio all’agricoltura biologica. E per farlo va ristretto il numero di pesticidi autorizzati, a parità di caratteristiche tecniche, vanno lasciati sul mercato solo i meno pericolosi definendo protocolli e calendari per il loro utilizzo. Va evitata l’espansione delle colture nelle vicinanze delle zone abitate come purtroppo avviene abitualmente quando si tratti di colture molto redditizie come vigne e frutteti.
Una sostanza cancerogena riconosciuta va bandita, ma bandita significa bloccare la produzione, non esportare verso altri Paesi, compresi gli USA, che hanno regole meno restrittive di quelle europee e che ci rispediscono i loro prodotti importati contaminati da fitofarmaci da noi proibiti. Vanno incentivate le transizioni verso il biologico, che è garanzia di sicurezza per tutta la comunità; questo va messo in atto applicando criteri che favoriscano la biodiversità e nel contempo il controllo dei parassiti, ma anche e soprattutto con incentivi pubblici che inducano in maniera determinante il passaggio al biologico; vanno poi “educati” i consumatori che devono preferire l’acquisto di cibo buono rispetto al cibo bello. Con queste misure forse possiamo pensare di affrontare le sfide che l’ambiente ci pone per il prossimo futuro con qualche possibilità di successo.
D.ssa Fiorella Belpoggi - Presidente onoraria di Marcia Stop Pesticidi
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Qual è la distanza minima giusta per sentirsi al sicuro da contaminazione di pesticidi, se si vive vicino ai campi coltivati? Ha provato a darsi una risposta Générations Futures, associazione francese che si occupa di contaminazione e salute. “Quest’anno abbiamo lanciato una campagna che studia la presenza di pesticidi nell’aria nelle loro case. Volevamo che fosse partecipativo, cioè che permettesse ai cittadini di partecipare facilmente a questa campagna” scrive l’associazione, che spiega il metodo di indagine.>Rapport-Exporip.pdf
Il metodo
Con il laboratorio Yootest è stata progettata la metodologia per rendere la campagna quanto più “rilevante, innovativa e partecipativa possibile”. È stato scelto un elenco ridotto di 30 pesticidi autorizzati solo per usi agricoli da analizzare, selezionandoli tra i più utilizzati in Francia. È stato scelto un metodo di campionamento del vetro delle finestre semplice e innovativo. Poi sono state raccolte, tramite un questionario, informazioni sulle culture circostanti e le loro distanze dalle case testate, e infine analizzati i 58 campioni ricevuti mediante cromatografia liquida e gascromatografia accoppiati a uno spettrometro di massa tandem.
I principali risultati
Il 79,3% dei campioni analizzati mostra almeno un residuo di pesticidi. La distanza dalle colture influenza questa percentuale di occorrenza. Quindi tra il 95% (finestra inferiore a 21 m) il 90% (finestra tra 20 e 100 m dalle colture) e il 50,0% (finestra superiore a 101 m dalle colture) dei campioni presenta almeno un residuo di antiparassitario. Le finestre situate a meno di 20 m dalle colture mostrano pesticidi più diversi (3,1 residui di pesticidi in media) rispetto a quelle situate tra 21 m e 100 m (2,6 residui di pesticidi in media) e quelle a più di 101 m m (in media 1,2 residui di pesticidi). La maggior parte (72,7%) dei campioni senza residui di pesticidi è stata prelevata da finestre situate a più di 101 m dalle colture. Tuttavia, il campione più lontano di colture con residui di pesticidi si trovava a una distanza di 1500 m dalla prima coltura.
Anche la natura delle colture influenza questa percentuale. È quindi più comune rilevare pesticidi vicino alle viti (94,4%) rispetto alle colture di campo (73,1%). Dei 30 pesticidi ricercati, 15 sono stati rilevati almeno una volta. Si tratta di 9 fungicidi, 5 erbicidi e 1 insetticida.
4 interferenti endocrini
Tra le sostanze ricercate e riscontrate vi sono 4 sospetti o accertati interferenti endocrini, un possibile cancerogeno (Lenacil), una sospetta spiroxamina reprotossica o addirittura fungicidi Sdhi (boscalid e fluopyram).
La giusta distanza
Questi risultati ottenuti su un numero limitato di campioni dovrebbero essere confermati su un numero maggiore di campioni. Tuttavia, sta emergendo una tendenza che mostra che l’esposizione media ai pesticidi (in termini di presenza di residui, numero di residui trovati e concentrazione mediana) sembra abbastanza comparabile nel nostro campionamento nelle zone da 0 a 20 m di colture e 21 100 m dalle colture. Cifre significativamente inferiori si trovano solo per i campioni prelevati oltre i 100 m di colture.
Regole insufficienti
“Questi primi risultati chiedono quindi la creazione di aree senza un trattamento realmente efficace, molto più grandi dei 5-10 m attualmente previsti. La distanza di 100 m, richiesta da molto tempo da Générations Futures e da molte Ong, sembra avere un effetto molto chiaro sulla riduzione dell’esposizione ai pesticidi” dichiara François Veillerette, portavoce di Générations Futures. In Italia, Il Piano nazionale sui pesticidi (Pan) prevede una distanza minima di soli 30 metri da aree sensibili, quali abitazioni, allevamenti di bestiame, di api, di pesci e di molluschi, terreni agricoli dove si pratica agricoltura biologica o biodinamica, corsi d’acqua e strade aperte al traffico. Troppo poco.
Fonte: Il Salvagente
SITO GENERATIONS FUTURES ( ARTICOLO IN FRANCESE )
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Nelle giornate di fine maggio 2021, il regista Renato Pugina ha visitato il nostro territorio filmando e raccogliendo testimonianze sul boom del prosecco e sugli effetti economici, sociali e ambientali che sta provocando. Le immagini e le interviste raccolte, sono state presentate nella puntata del 4 novembre scorso del settimanale d'approfondimento televisivo FALO' della RSI (Radiotelevisione della Svizzera italiana).
La puntata Le bollicine della discordia - Ticino, c'è posto anche per il bio? è visibile CLICCANDO QUI
Dall'articolo pubblicato, che accompagna il video: "Il prosecco ha superato lo champagne: 500 milioni di bottiglie contro 300. Il sorpasso è ancora più clamoroso perché, su una superficie coltivata più piccola, le aziende delle bollicine italiane sono tre volte tante rispetto alla blasonata regione francese. Un successo produttivo e soprattutto commerciale che ha del miracoloso, maturato nell'arco dell'ultimo ventennio. Questo boom ha anche una faccia meno brillante: ogni metro quadrato di territorio tra Conegliano Veneto e Valdobbiadene è stato convertito in vigneto, spesso radendo al suolo zone boschive preziose per la biodiversità. Il risultato è che ora le zone abitate sono vicinissime ai vigneti e ai loro pesticidi."
Pubblichiamo, in questo video, gli estratti che raccolgono le testimonianze di alcuni cittadini residenti nell'area del prosecco.
Ringraziamo Renato Pugina per il permesso concessoci.
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Queste brevi note restituiscono i primi risultati di uno studio, condotto in ambiente GIS a partire da dati di Uso del Suolo forniti da AVEPA, finalizzato a ricostruire le dinamiche di espansione dei vigneti tra il 2015 e il 2019 nei territori delle Province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza (l’area di pertinenza della zona del Prosecco DOC).
Il database originale è scaricabile dal sito di AVEPA > CLICCA QUI.
Vigneti: la situazione attuale
La superficie a vigneto al 2019 nella zona DOC è pari a 68842,79 ettari, di cui il 61,72% ricadenti in Provincia di TV, il 14,75% di VE, il 12,05% di VI, l’11,15% di PD e lo 0,33% di BL (figura 1).
Il 23,90% della superficie a vigneto della Provincia di TV è ricompreso nelle DOCG del Prosecco (Conegliano Valdobbiadene e Asolo Montello). L’incidenza dei vigneti al 2019 sulla superficie territoriale della zona DOC è pari al 5,34%.
A livello provinciale, il peso più grande si rileva in Provincia di TV (17,44%), seguita da VE (4,49%), PD (3,84%), VI (3,08%) e BL (0,06%). Tuttavia, considerando il peso dei vigneti sulla sola superficie agricola, l’incidenza è, per la zona DOC, del 14,61%. Il dettaglio provinciale è riportato in figura 2.
I dati (sempre forniti da AVEPA) dello Schedario Vitivinicolo consentono di stimare la distribuzione dei vigneti di tipo Glera le cui uve sono rivendicate a Prosecco DOC. Al 2019 la superficie impiantata a Glera è pari a 35895,06 ha, di cui il 75,69% ricadenti in Provincia di TV, il 9,57% di VE, il 9,17% di PD, il 5,39% di VI e lo 0,17% di BL (figura 3).
L’incidenza del Glera sulla superficie a vigneto totale è del 63,95% in Provincia di TV, seguita da PD (42,90%), VE (33,84%), BL (27,54%) e VI (23,31%) (figura 4). L’incidenza, per l’intera zona DOC, è del 52,14%. La Provincia di BL, ultima tra le Province della DOC quanto a ettari di Glera, supera quella di VI per l’incidenza di questo vitigno sul totale dei vigneti, a conferma della progressiva espansione dei vigneti per la produzione di Prosecco dalle due DOCG (Conegliano Valdobbiadene e Asolo Montello) verso il bellunese.
Vigneti: dinamica 2015-2019
Tra il 2015 e il 2019 la superficie a vigneto è cresciuta, nella zona DOC, del 27,63% pari a 14903,16 ha. A livello provinciale le variazioni più consistenti si registrano a BL (+74,63%), VE (+44,86%), PD (+28,37%), TV (+27,63%) e VI (+10,19%) (figura 5). La Provincia di TV (e in parte anche VI) si conferma essere, dunque, un territorio oramai “saturo” (vedi figura 2). [La superficie a vigneto della provincia di Treviso ricadente nella DOCG è cresciuta del 17,79%]; al contrario BL e VE rappresentano i territori di “colonizzazione” della provincia di TV.
Nel quinquennio in analisi sono stati piantati 17988,48 ettari di nuovi vigneti. Di questi, il 59,29% è localizzato in Provincia di TV, seguita da VE (19,70%), PD (12,01%), VI (8,34%) e BL (0,67%) (figura 6).
L’83,99% della nuova superficie a vigneto è stata piantata in aree in precedenza a seminativo, il 12,97% in aree boscate e l’1,12% ha sostituito superficie classificata, al 2015, come urbanizzata.
A livello provinciale, la Provincia che ha registrato un maggiore cambio colturale (da seminativo a vigneto) è VE (90,39%), seguita da TV (84,42%), PD (82,41%), BL (78,02%) e VI (68,52%); quella con più sostituzione di aree boscate è VI (27,38%) seguita da BL (17,90%), PD (14,96%), TV (12,10%) e VE (8,12%).
A BL, il 2,49% dei nuovi impianti di vigneto ha comportato la scomparsa di prati, seguita dalla Provincia di VI (1,13%). A VI e TV, l’1,69% e l’1,30% dei nuovi impianti ha sostituito terreno in precedenza classificato come urbanizzato (figura 7).
In figura 8, invece, è riportata la distribuzione, per Provincia, delle tipologie di uso del suolo trasformate in vigneto nel periodo 2015-2019. È la Provincia di TV – ovviamente quella con un maggior numero di nuova superficie a vigneto impiantata – a registrare la più grande concentrazione di trasformazioni. Come si evince dal grafico, il seminativo è stato maggiormente trasformato nella Provincia di TV e in quella di VE, a conferma di quanto visto in figura 7; i prati e i boschi a TV e VI.
Matteo Basso
Ricercatore in Tecnica e pianificazione urbanistica - Dipartimento di Culture del progetto - Università Iuav di Venezia
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Grazie all’impegno di molti attivisti europei, più di 1,16 milioni di firme sono state raccolte nell'ambito dell'iniziativa dei cittadini europei "Salviamo api e agricoltori". Le organizzazioni europee - tra cui Marcia Stop Pesticidi in Italia - che hanno firmato questa ICE, hanno ora il diritto di interrogare direttamente la Commissione europea, organo legislativo dell'UE, per chiederle di prendere una posizione pubblica sul ritiro dei pesticidi sintetici dall'Unione.
Di fronte al potere delle lobby agroindustriali, questa vittoria è fondamentale per far sentire la nostra voce a favore di un'agricoltura che rispetti l'ambiente e la salute dei cittadini.
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Si è costituita la Comunità Laudato Sì Abbazia di Follina.
Conformemente alla Carta Costituente della Rete Internazionale delle Comunità Laudato Sì, essa nasce come associazione libera e spontanea di cittadini, senza limitazioni o restrizioni di credo, orientamento politico, nazionalità, estrazione sociale, fondata sui valori dell’inclusione, della solidarietà, della cooperazione e sulla ricerca del dialogo costruttivo, franco e leale con tutti.
La cura per la natura, l’impegno volto ad ampliare le coscienze e sensibilizzare i cittadini, a tutti i livelli, sulle tematiche ecologiche e sulla improcrastinabilità di una vera transizione ecologica, a livello globale e locale, è il nostro terreno di impegno prioritario.
Il nostro territorio, colmo di una ricchezza di vita di cui siamo consapevoli e che riconosciamo con affetto e ammirazione (Laudato Sì 42), corre rischi sempre maggiori a causa di interessi economici enormi che aprono sempre più al suo sfruttamento e ad abusi dettati dalle leggi del mercato (L. S. 56) e dalla presunzione di onnipotenza della tecnica (L. S. 106 e ss); anche se è evidente che la disponibilità dei beni non è infinita (L. S. 106), così come non lo è la scienza umana, soprattutto quando è intaccata da interessi di parte (L. S.114).
Per questo la nostra Comunità ritiene necessario e urgente impegnarsi a informare, educare e dialogare, al fine di rendere consapevoli sempre più persone di come l’ambiente naturale in cui viviamo chieda a ciascuno un cambiamento radicale di vita a partire dai consumi personali (L. S. 206) e un nuovo impegno sociale per la tutela della salute, degli ecosistemi e della biodiversità.
Sarà nostro compito quindi favorire quella urgente rivoluzione culturale (L. S. 114) verso la cultura ecologica di cui parla la Laudato Sì, sulla base del modello dell’ecologia integrale (L.S. 137 e ss.), per contribuire a creare una comunità più equa, giusta e armonica, secondo il principio che non c'è vera ecologia dove non c'è giustizia sociale (L.S. 49. 70. 92, etc.), in quanto uomo e ambiente non sono separabili (L.S. 10. 70. 141).
Con grande umiltà ci inseriamo col nostro impegno all’interno di un percorso già iniziato da altri, a cui va il nostro ringraziamento.
A tal proposito ricordiamo e sosteniamo l’Iniziativa dei Cittadini Europei Salviamo Api e Agricoltori, per il bando dei pesticidi di sintesi entro il 2035, il recupero della biodiversità e la transizione verso l’agroecologia.
Circa le problematiche specifiche del nostro territorio consideriamo con attenzione le osservazioni della recente Lettera Pastorale del Vescovo di Vittorio Veneto “Custodi del Creato, Costruttori di Pace” e della coraggiosa Lettera Aperta dei Parroci dell’Unità Pastorale dell’Abbazia.
Sosteniamo inoltre la Marcia Stop Pesticidi e il manifesto “Per la biodiversità” del Comitato Marcia Stop Pesticidi Treviso-Belluno.
L’Abbazia di Follina sarà la nostra casa ideale, in quanto luogo che testimonia con la sua tradizione, i suoi uomini e i suoi simboli la necessità e la possibilità di una nuova alleanza tra uomo e natura.
La nostra Comunità è aperta a tutti coloro che ne condividono i valori identitari fondamentali e che avvertono l’urgenza per il nostro territorio di una reale transizione ecologica, fondata sul paradigma del rispetto, dell’amore e della cura per la vita.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare i referenti della Comunità all’indirizzo email
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